FALLACIE
(Carlo Penco: appunti 1994-1995)
Questi brevi appunti sono una INTRODUZIONE
ELEMENTARE al tema delle fallacie
Oggi quesa pagina è piuttosto datata per il
grande sviluppo degli studi sulle fallacie
La lascio comunque sul sito per (a) far vedere da quanto mi
occupo di fallacie
(b) suggerire un buon aggiornamento nei link
a fondo pagina
(c) ricordare che vi sono molti video "introduttivi" sulle
singole fallacie
"Errato" vuol dire che il ragionamento non è tale da
garantire la verità delle conclusioni. "Psicologicamente
plausibile" vuol dire che il ragionamento e' tale da convincere un
ascoltatore (o lo stesso parlante) ad accettare la conclusione
come vera, (sia facendogli accettare la supposta verità
delle premesse o facendogli accettare una forma errata di
inferenza).
I modi sono i più diversi. Studi recenti sulle fallacie sono
sviluppati dalla psicologia cognitiva (ad es. Johnson-Laird). In
manuali e pagine web si troveranno le più diverse classificazioni.
Ma gli umani modi di errare sono innumerevoli. Non si può quindi
dare una vera e propria classificazione esaustiva delle
fallacie.
Tradizionalmente le fallacie si distinguono in formali
(argomenti errati per la forma logica) o informali
(argomenti che sfruttano abilità retoriche o altre funzioni
del linguaggio per nascondere la ovvia falsita' di una
premessa del ragionamento). Tra le fallacie informali si hanno
però anche argomenti fallaci per aspetti formali più sottili; la
forma logica apparente è corretta; ma vi sono altri aspetti della
forma logica che sono posti scorrettamente (vedi un esempio nelle
fallacie per ambiguità in particolare la fallacia per
divisione). La classificazione qui proposta segue I. Copi, Introduction
to
Logic, The Macmillan Company, New York, 1961 (tr.it. Introduzione
alla
logica, Il Mulino, Bologna, 1954).
FALLACIE FORMALI - SILLOGISTICHE:
(non saranno discusse in queste pagine)
FALLACIE FORMALI - PROPOSIZIONALI:
FALLACIE INFORMALI - per RILEVANZA
FALLACIE INFORMALI per AMBIGUITA'
Iniziamo con le fallacie informali per rilevanza, cioè i tipi di
argomenti che usano, per sostenere la propria conclusione,
elementi che non sono rilevanti per la conclusione
stessa, e quindi inadeguati a stabilirne la verità . Spesso
parlerà di "avversario" per indicare l'interlocutore di cui si
vuole sconfiggere una tesi, o che si vuole convincere di una
propria tesi.
Spesso le fallacie informali sono entimemi, cioè modi contratti di
ragionamento, che si possono tradurre in una forma logicamente
corretta, ma con premesse false o altamente implausibili. Un buon
esercizio è dunque tradurre in forma aperta (ad esempio inun
ragionamento sillogistico) gli argomenti sfuggenti delle fallacie.
Un esempio viene dato nell'argomentum ad hominem qui sotto. Potete
esercitarvi nel trovarne altri.
1. ad baculum - ad misericordiam - autorita' - ad populum
Queste fallacie sono davvero grossolane; "ad baculum" è il ricorso alla forza (al bastone), "ad misericordiam" è il ricorso alla pietà, e "ad verecundiam" è il ricorso all'autorità. Dovrebbero essere facilmente individuabili; quindi non ne discuterà E non sbaglio perché sono un professore (fallacia autorità ); se qualcuno sostiene il contrario sarà bocciato; e il fatto che sarà bocciato vuol dire che sbaglia (fallacia della forza); e, per favore, ho lavorato tanto e sono stanco, quindi non discutere queste fallacie non comporta alcuna seria mancanza (fallacia del ricorso alla pietà , spesso usato nei processi). Ed è opinione universale, tutti sanno che non è bene studiare troppo, quindi non faccio altro che aiutarvi nel vostro bene (fallacia del ricorso al popolo beota, così tanto utilizzata ai nostri giorni)
2. ad hominem - diretto o circostanziale.
L'argomento ad hominem (detto "abusivo") è il ricorso diretto all'oltraggio più o meno nascosto della persona che sostiene la tesi come strumento per negare la tesi stessa senza entrare nel suo merito. Es. "quello che dice è sbagliato! E' sempre stato un cretino."
L'argomento ad hominem circostanziale è il ricorso a problemi non
rilevanti per appoggiare una conclusione, ma tali da influenzare
le circostanze specifiche in cui si trova l'avversario. Ad es.
l'argomento del cacciatore quando dice: "mi critichi perché uccido
bestie per piacere, ma anche tu mangi per piacere carne di animali
innocenti!" Ma una cosa è uccidere per piacere, e un'altra è
mangiare piacevolmente. Il non essere vegetariano non comporta
aderire alla necessità dello sport della caccia. O ai
professori: "è ovvio che sostengano la necessità di aumento
di stipendio ai professori, essendo essi stessi professori!". Ma
le ragioni per cui lo sostengono sono diverse dall'interesse
personale con cui perseguono questa richiesta.
La forma dell'argomento, se esposto nei dettagli, può essere reso
corretto; ma con premesse false o altamente discutibili, come la
premessa (1) qui sotto:
(1) tutti quelli che mangiano carne con piacere uccidono animali
per piacere
(2) tutti quelli che uccidono animali per piacere sono criticabili
-----------------------------------------------------------------------------------
(3) tutti quelli che mangiano carne con piacere sono criticabili
L'argomento sotteso potrebbe anche essere, più semplicemente il
seguente (nella forma del modus ponens), ove la premessa
(1), esposta meno emotivamente, risulta quantomeno implausibile:
(1) chiunque prova piacere nel mangiare carne è criticabile
(2) tu provi piacere nel mangiare carne
(3) tu sei criticabile
Oppure ancora, ove la premessa (1b) è quantomeno dubbia (il motivo
per cui si mangia carne non è sfogare la propria
aggressività con degli innocenti, ma sopravvivere):
(1a) chi uccide un animale a caccia aggredisce degli innocenti
(1b) chi mangia carne con piacere aggredisce degli innocenti
. (2) chi se la prende con chi non gli ha fatto niente è
abominevole
----------------------------------------------------------------------
(3) chi mangia carne con piacere è abominevole
Come si può vedere un argomento fallace può essere ritradotto in
diverse forme corrette di ragionameno. La fallacia qui
consiste in assunzioni non del tutto espilcite, mascoste dalle
assonanze emotive delle parole. Non sarà che anche nella
critica all'argomento dei cacciatori vi sia qualche fallacia?
3. ad ignorantiam
Inferire la verità di una proposizione dal fatto che non è stata dimostrata falsa, o viceversa. Esempi classici: "gli UFO esistono! Nessuno è riuscito a dimostrare definitivamente che non ci sono"; oppure: "la telepatia non esiste! Nessuno ha mai dimostrato che due persone possono essere telepati"
4. accidente (diretto e converso) e fallacia induttivista
E' fallace applicare una norma generale, solitamente valida, in un caso particolare (accidentale) che rende la norma inapplicabile. "E' bene bere un bicchiere seduti a tavola, quindi lo bevo" dice dopo essersi ubriacato in piedi. E' fallace altresì generalizzare da un caso particolare a un legge: ad es. "la morfina è usata in ospedale; è una droga; quindi è utile liberalizzare le droghe perché tutti possano usufruirne". Oppure: "quel liquore mi ha fatto vomitare; bisognerebbe proibirli per legge, i liquori!"
Derivare certezza da un serie di casi particolari è la tipica fallacia induttivista; il tacchino induttivista di Russell sostiene: "tutti i giorni mi hanno dato da mangiare; quindi anche domani mi daranno da mangiare"; ma il giorno di Natale...
5. petitio principi - non sequitur
Due delle più classiche fallacie, qui riunite perché le migliori e più ricordate anche nelle chiacchiere tra filosofi oggi.
- "La petitio principi è una fallacia bellissima, la migliore. Infatti tra le varie fallacie considerate essa rappresenta il punto più alto dell'estetica delle fallacie" (questo è un esempio di petitio principi). Petitio principi è dare per dimostrata o assumere tra le premesse (esplicite o implicite) la conclusione che si vuole dimostrare. Dà spesso luogo ad argomenti circolari: "Le persone furbe studiano molto. Chi sono le persone furbe? Quelle che usano bene il loro tempo. Cosa vuol dire usar bene il proprio tempo? Ma è chiaro! Vuol dire studiare molto."
- Il non sequitur, o causa falsa, è stata chiamata spesso anche post hoc ergo propter hoc. Questa ultima dicitura richiama semplicemente il caso in cui si inferisce che un evento A è causato da un evento B solo perché A accade dopo B. Ad es."Mi sono suicidato perché mi hai trattato male" (ma la causa del mio suicidio era la mia dabbenaggine e non il tuo trattarmi male). Non sequitur è ogni conclusione che assume come causa di un evento qualcosa che non ne è causa; anche se legato di solito al concetto di causalità (e quindi a problemi di logica induttiva) "non sequitur" indica anche, più in generale, la fallacia di assumere come motivo o ragione per una conclusione qualcosa che non è utilizzabile come motivo o ragione per la conclusione (per saperne di più: fallacie causali)
6. per asserzione presupposta
Fallacia chiamata solitamente "plurimum interrogationum" o "questione complessa", che io preferisco chiamare come nel titolo in grassetto. "Hai finito di sbadigliare leggendo queste note sulle fallacie?" Questa è una domanda che presuppone che tu abbia sbadigliato. La fallacia è usata abilmente da investigatori e poliziotti: "dove hai nascosto le prove?" presuppone che tu abbia nascosto le prove (e che io lo sappia). I politici hanno portato questa fallacia a un livello di raffinatezza teorico meraviglioso. Domande del tipo: "preferisci il comunismo o la libertà ?" "Preferisci il liberalismo o la giustizia sociale?" sono rozze approssimazioni dell'abilità retorica della nostra classe dirigente. La fallacia qui può consistere nel far presupporre la verita' di un asserto nel porre una domanda, e ottenere una risposta non voluta.
7. ignoratio elenchi
Si usa un buon argomento che conduce a una buona conclusione; solo che la conclusione non è quella di cui si discuteva, ma una più generale. Usato nei processi o per discutere proposte di legge: ad es., discutendo di una persona che accuso di assassinio, dimostro che l'assassino è un crimine orribile e che questo assassinio particolare è ancora più efferato dei normali casi di assassinio. Ma non ho dimostrato che questa persona e' l'assassino.
Come possono convincere simili pacchianate? Abilità retorica, emozioni e stoltezza del pubblico. Ragioniamo poco, siamo sensibili alla passione e all'emozione e siamo spesso ingannati. Ma un filosofo dovrebbe sempre ricordare che "la ragione ha le sue passioni, che il cuore non può provare" (Roberto Magari); e deve perseguirle con costanza. Passiamo ora alle fallacie per ambiguità .
Dette anche "fallacie nella chiarezza" usano parole o frasi ambigue, il cui significato cambia nel corso dell'argomento, rendendolo fallace.
1. Equivocazione Quando si usa una parola con più sensi nel corso di una argomento; ad es. "fine di una cosa è la sua perfezione; la morte è la fine della vita; quindi la morte è la perfezione della vita". Qui si usa "fine ora come "scopo" e ora come "termine". Facendo le giuste sostituzione si vede che l'argomento non esiste più. In generale utili per la equivocazione sono i termini relativi (es. "buono" è relativo al tipo di attività ; "piccolo" alla dimensione standard, ecc.): "è un buon amministratore, quindi è un buon presidente", "E' un buono studioso, quindi è un buon insegnante" (ma non segue, e spesso ottimi studiosi sono pessimi insegnanti). Oppure "gli elefanti sono animali, quindi gli elefanti piccoli sono animali piccoli" (l'argomento vale se al termine relativo se ne sostituisce uno non relativo come "grigio" o "con le zanne").
2. Anfibolia Un'asserzione è anfibolica se può essere vera o falsa a seconda dell'interpretazione. E questo è permesso dal modo impreciso con cui è costruita. Ottima per i titoli di giornale ("contadino si uccide dopo un addio alla famiglia con un colpo di fucile") o negli oracoli (famoso l'oracolo di Delfi a Creso: "se Creso farà guerra a Ciro, distruggerà un potente impero" - e poi Creso perse, ma l'oracolo sostenne: già hai distrutto il tuo impero!).
3. Accento Dipende da enunciati che cambiano interpretazione a seconda dell'accento. Provate ad es. a dare diverse interpretazioni alla frase seguente, a seconda dell'accento delle parole in corsivo: "noi non dovremmo parlare male dei nostri amici". Sottolineature, virgolettature, cose scritte troppo piccole (come ad es. il solito "+IVA") ecc. sono mezzi usati per fallacie dell'accento: una frase di per sè vera, con un certo accento può divenire una falsità o comunque qualcosa di palesemente fuorviante.
4. Composizione Quando si prende la parte per i tutto o i membri per la classe. Ad esempio: ogni pezzo di un carro armato e' leggero; quindi un carro armato e' leggero. Ma anche argomenti del tipo:
i cani sono comuni |
gli husky sono cani |
gli husky sono comuni |
5. Divisione. Il contrario del precedente; quando qualcosa che è vero del tutto si ritiene vero per ogni singola parte. Gli esempi sono più eclatanti, e dipendono spesso dalla distinzione del senso distributivo o collettivo in cui si predica qualcosa di una classe. Ad es.: predico in senso distributivo "mortale" della classe "uomo" se intendo che ciascun uomo è mortale. Ma predico solo in senso collettivo della classe degli uomini che è numerosa. Non lo predico di ciascun uomo. Lo schema di usare una predicazione collettiva come distributiva è una fallacia comune a esempi bizzarri come:
gli uomini sono numerosi | i pellerossa stanno scomparendo |
socrate è un uomo | John è un pellerossa |
socrate è numeroso | John sta scomparendo |
Da Kant e Frege in poi si possono vedere queste fallacie come connesse anche alla confuzione di predicati di primo livello (che si applicano a singoli individui) e predicati di secondo livello (che si applicano a predicati di primo livello). Ad es. è ovvio che "...èun uomo" si predica di individui, e "...è numeroso" si predica di classi (espresse da predicati di primo livello come "uomo"). La fallacia viene evitata e corretta se si esplicita (formalmente o anche a parole) la differenza, dicendo ad es. "l'insieme degli uomini è numeroso/ Socrate è un uomo/ Socrate appartiene a un insieme numeroso."
Tra le più classiche fallacie ricordate nella storia della logica ricordiamo le fallacie formali legate al modus ponens e al modus tollens (che sono regole di deduzione valide anche nella logica contemporanea).
Le fallacie sono argomenti espressi nel linguaggio naturale che violano regole di inferenza valide della logica (ovviamente occorre avere un certo accordo su quali regole di inferenze si accettino nel discorso; si assume qui per semplicita' che valgano le regole classiche dell'inferenza, come il modus ponens o regola di separazione). Vediamo qui di seguito lo schema di inferenza corretto e un tipico errore che consiste nell'affermare il conseguente di un condizionale e derivare l'antecedente (e in seguito una situazione analoga con il Modus Tollens)
Modus ponendo ponens (regola corretta) |
Affermazione del conseguente (forma scorretta) |
|
a -->b | |
a -->b |
a | |
b |
--------- | |
--------- |
b | |
a |
MPP : "se piove allora fa freddo; piove;
quindi fa freddo"
"se carlo ha scritto un libro allora è un grande studioso;
c. ha scritto un libro; quindi è un grande studioso."
FALLACIA 1): "se piove allora fa freddo; fa freddo; quindi piove" / "se carlo ha scritto un libro, allora è un grande studioso; c. è un grande studioso; quindi ha scritto un libro"
Modus Tollendo Tolles (regola corretta) |
Negazione dell'antecedente (forma scorretta) |
|
a -->b | |
a -->b |
non b . | |
non a |
--------- | |
--------- |
non a | |
non b |
MTT: " se piove allora fa freddo; non
fa freddo; quindi non piove"
" se Carlo ha preso i soldi, allora è un ladro; carlo non è
un ladro; quindi non ha preso i soldi".
FALLACIA 2) : " se piove allora fa freddo; non piove; quindi non fa freddo" / " se Carlo ha preso i soldi allora è un ladro; carlo non ha preso i soldi; quindi non è un ladro."
E' abbastanza ovvio da questi esempi che non vi è una grande
evidenza intuitiva per queste fallacie (anche se si potrebbero
facilmente trovare esempi più persuasivi). Ancor più ammirevoli
gli antichi che riuscirono a determinarle con precisione. E' un
piacevole esercizio verificare la validità e
l'invalidità di queste regole di ragionamento con le tavola
di verità del condizionale filoniano, ripresa sia da Boole
che da Frege e dalla logica moderna; lasciamo l'esercizio al
lettore alle prime armi; e gli ricordiamo la tavola di
verità del condizionale (cosi', proprio come la aveva
pensata Wittgenstein nel Tractatus,
qualche secolo dopo Filone il Megarico)
A.B | A->B |
V.V | . V |
V.F | . F |
F.V | . V |
F.F | . V |